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RIPARTIAMO DA VENTOTENE di Susanna Agostini

L’isola di Ventotene, dove si ritrovarono al confino una generazione di antifascisti, appassionati e convinti europeisti, fu il luogo dove prese forma – scrive Amartya Sen, Nobel per l’economia e genero di Altiero Spinelli - “il sogno di un’Europa unita e aperta al mondo, istituzioni democratiche e riforme sociali avanzate”. E’ qui che Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni elaborarono il “Manifesto per un’Europa libera e unita”.

Oggi quel Manifesto, pur profondamente attuale, necessita comunque di una rilettura che ne analizzi contenuti e motivazioni portanti, alla luce della Storia trascorsa. E non di una semplice azione di copia e incolla, come quella compiuta sull’isola nel summit dell’agosto scorso. Il Manifesto non può essere un film che riavvolgiamo a nostro piacimento. Ma il punto di partenza di un’Europa che è in grado di confrontare il presente con le condizioni storiche di inizio millennio.

Gli Stati Uniti di Europa adesso devono confermare rinnovandoli i valori e avere le stesse motivazioni che ebbero quelle persone, che 75 anni fa speravano di dare gli strumenti utili per unire l’Europa. Per metterla al riparo dalle guerre terribili che l’avevano dilaniata. Prima i diritti e i doveri dei popoli, poi l’economia unita. Fu Luigi Einaudi, che pure sognava un’unione politica, che iniziò a parlare di possibile unione monetaria. Che avrebbe infatti potuto essere il passo successivo. Sappiamo quanto le cose siano andate diversamente. Il programma di Spinelli e compagni è stato disatteso. Ma forse non tutto è perduto se ripartiamo dalla lettura di questo famoso Manifesto. Amartya Sen scrive: "Sono stati compiuti degli errori perché non si è prestata attenzione a quanto la dichiarazione di Ventotene aveva messo in chiaro: che la priorità era costruire un’unione politica e promuovere la coesione sociale".

Questi obiettivi avrebbero dovuto precedere sia la moneta unica – l’euro – che una condivisa politica di austerità: né l’una né l’altra sono state di aiuto per l’Europa. Il processo di integrazione può risultare molto inefficace e duro se non è finalizzato al supporto reciproco.

La necessità di riforme economiche, che sono importanti, viene spesso confusa con il bisogno di austerità, che invece porta a penalizzare soprattutto i poveri» Il contenuto del manifesto è il frutto di lunghi confronti su quale Europa costruire, partendo dalla condizione di confinati nella quale si trovavano, la libertà e l’unità sono le fondamenta.

Oggi occorre ripartire dall’integrazione politica, premessa di condivisione essenziale, per addivenire all’integrazione sociale e all’unione fiscale. S’impongono inedite, nuove coraggiose convergenze, in materie come immigrazione, diritti e difesa, contrasto al terrorismo e all’illegalità diffusa. A sostegno e tutela di libertà, anche religiose, per garantire la variegata comunità di persone che nascono negli Stati Uniti d’Europa o ne varcano i confini con il miraggio, e forse l’illusione, di realizzare il sogno di una meta culturalmente forte, attenta alla sicurezza del suo Popolo.

Dopo l’Europa dei muri e dell’austerità, gli Stati appartenenti all’Europa devono essere in grado di unirsi nuovamente e confrontarsi con il progetto confermando lo spirito laico di chi questa Europa l’aveva sognata diversa.

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