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QUESTA EUROPA HA FALLITO di Giuseppe Lumia

L’Europa non può più tergiversare e crogiolarsi nella sua crisi. Trump, terrorismo, mafie, questioni sociali incalzano una nuova progettualità e un nuovo corso. Sia chiaro, proprio in questo momento drammatico per l’Europa si apre per essa una chance senza precedenti. Non deve sembrare strano. Finalmente gli Stati Uniti d’Europa possono diventare un obiettivo reale. Non c’è dubbio. L’Europa ha un’occasione di rilancio straordinaria. Mancare questa opportunità non è solo da stolti, ma può causare una conseguenza disastrosa: la fine della stessa Europa. In sintesi, o l’Europa si trasforma in Stati Uniti d’Europa oppure, se dovesse rimanere così com’è oggi, rischia seriamente di andare in frantumi. Dobbiamo comprendere che quando c’è una crisi, anche la più profonda e complessa, ci sono sempre delle opportunità da cogliere per voltare pagina. Ecco perché il momento di grave difficoltà che sta vivendo l’Europa può trasformarsi in risorsa per fare le scelte più innovative possibili.
Naturalmente non si chiede di fare un salto nel buio. Al contrario puntare agli Stati Uniti d’Europa con un piglio politico progettuale e una visione culturale sistemica, in grado di rispondere ai tre grandi problemi che rischiano di distruggerla.
L’Europa è sotto attacco politico, in modo sorprendente ed inedito, dallo storico alleato americano. È innegabile. Trump ha fiutato la sua crisi e ha sferrato un’aggressione senza precedenti. Da non crederci, ma è così. Lo storico rapporto USA-Europa rischia di andare in frantumi. Vedremo se Trump sarà “contenuto” dalla forza del sistema democratico americano e dai suoi stessi ministri per una linea politica più filo europea, oppure se la rottura di fatto annunciata del neo presidente americano avrà una continuità e delle conseguenze. L’Europa non può comunque stare a guardare. La reazione più intelligente e costruttiva è proprio quella di riorganizzarsi e rifondarsi negli Stati Uniti d’Europa e presentarsi al mondo intero come una realtà viva, dinamica e capace di affrontare le tremende sfide che abbiamo davanti: dalla globalizzazione all’esplosione del radicalismo islamico, dalla questione del cambiamento climatico alle tante povertà ed emarginazioni che assillano il mondo, con in testa il flusso biblico delle immigrazioni. Il processo politico richiede una road map che dia al Parlamento Europeo un vero potere legislativo e alla Commissione Europea un carattere veramente di governo, a cominciare da alcuni settori strategici: difesa, tesoro, esteri.
L’Europa è sotto attacco militare da parte del terrorismo islamico guidato dall’Isis. Il “minimalismo”, in attesa che la tempesta si plachi da sola, non è mai una buona risposta. Neanche si può reagire in modo veemente, affidandosi ai vari sistemi di sicurezza nazionali. In sostanza arrangiandosi ognuno con le proprie forze di polizia e la propria intelligence, in una sorta di competizione velata su quale singolo Paese sappia affrontare meglio il fenomeno. Anche questa risposta nazionale non ha, sino ad ora, prodotto buoni risultati. Dopo l’Inghilterra, la Francia, il Belgio e la Germania il rischio che il terrorismo vada avanti e coinvolga altri Paesi, compreso il nostro, è in effetti molto alto. Solo gli Stati Uniti d’Europa possono mettere in campo con un esercito comune, una sicurezza ed intelligence integrate, una Procura Europea Antimafia e Antiterrorismo … una risposta efficace e coerente con la propria storia e la propria cultura democratica.
C’è anche un attacco sociale, il più insidioso e probabilmente più pericoloso: l’attacco all’Europa che si consuma proprio al suo interno, provocato dal suo stesso modello economico, sociale e politico ormai chiaramente superato, logoro, senza futuro ed incapace di aprire una prospettiva ai giovani. Gli Stati Uniti d’Europa sono l’opportunità più adatta a rimettere mano alla crescita di un’economia che non deve restare prigioniera del 3% di Maastricht nel rapporto Deficit/Pil, ma puntare decisamente allo sviluppo sostenibile con un ritmo di crescita, questo sì, del 3% del Pil. Così pure l’uguaglianza sociale deve ritornare ad essere, in modo innovativo, un altro grande filone per mettere in sintonia la crescita economica con il piano della giustizia sociale. E ancora la riqualificazione urbana, sociale e culturale delle città europee può essere una grande chance di promozione dei diritti e della crescita economica.
Ho solo accennato a queste tre questioni per far capire che l’Europa cosi com’è, per di più sotto la guida tedesca, ha fallito. Il problema, pertanto, non si risolve scatenando un conflitto tra i vari Paesi alla ricerca di una nuova leadership, col rischio di provocare più danni di quelli provocati della stessa Merkel. Ci vuole, invece, un cambio di passo e questo può essere realizzato solo da un grande progetto che sia all’altezza di questa crisi di portata storica.
L’Italia sa meglio di altri Paesi cosa significa cambiare l’Europa, non subirne gli strali e investire su un nuovo ed inedito cammino recuperando la memoria del manifesto di Ventotene, dove si tratteggiava in modo profetico la necessità di imboccare la strada degli Stati Uniti D’Europa. In questo momento della travagliata vita politica italiana rimettere in movimento l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa può diventare il filo rosso per ricucire idealità, visione globale, progettualità, fiducia verso i governi nel rapporto cittadini, politica e partiti.
Un’altra Europa per una nuova Europa, fa bene al vecchio continente e alla stessa Italia. Prima iniziamo, meglio è.

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