RECOVERY FUND: UN GRANDE SUCCESSO, INDUBBIAMENTE INEDITO MA TRAVAGLIATO di Giuseppe Lumia


L’Italia ha ottenuto  un grande successo. Insieme al Presidente Conte con il  Governo ha vinto tutto il Paese. Purtroppo adesso, anziché unirci per sfruttare al meglio questa straordinaria opportunità stabilendo  riforme e un utilizzo condiviso, rischiamo di far prevalere le consuete  divisioni e le polemiche tipiche dell’Italietta, che continua a far danni anche di fronte ad un risultato così netto e  decisivo.


 È bene comunque mantenere un approccio progettuale e riflettere su due peculiari profili di questa travagliata esperienza che vanta una  notevole importanza storica.


PRIMA RIFLESSIONE
Va certamente apprezzata la portata innovativa dell’accordo, soprattutto con  riferimento alla quantità e alle caratteristiche delle risorse. Il Fondo ha una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro, di cui 390  per sussidi. Per l’Italia si sono ottenute  le migliori condizioni: più di 80 miliardi di euro, finalmente a fondo perduto, e oltre 130 miliardi di euro erogati con prestiti molto convenienti. Considerando le altre risorse previste con il SURE (fondo previsto per il sostegno agli ammortizzatori sociali dei lavoratori) e il MES (fondo per finanziare la sanità), gli interventi alle imprese della BEI e il Quantitative Easing  per evitare speculazioni sul mercato finanziario, possiamo dire che il Coronavirus ha in effetti ‘smosso le acque’.


Ma la novità sta soprattutto nella parte di risorse che arriva  dal mercato finanziario e che ha  un carattere, per così dire, Federale. Questo significa che i finanziamenti arrivano senza toccare i bilanci dei singoli Paesi e vanno distribuiti secondo un criterio equitativo, non più in base a calcoli astrattamente legati alla densità di popolazione o alla contribuzione che ogni Paese versa al Bilancio Europeo. Si è cioè aperta la strada verso la vera Unità Europea, che richiede l'esistenza di un unico  livello Federale al di sopra degli interessi dei singoli governi.



SECONDA RIFLESSIONE
Bisogna  comprendere per quale motivo la decisione sia stata così difficile e contrastata. Il negoziato tra i 27 Paesi è stato durissimo e fino all'ultimo rischiava di saltare. Sono stati quattro giorni infernali di trattative e di confronti durissimi e serrati. Il Parlamento Europeo è stato di fatto esautorato, come anche il Governo europeo della Commissione guidata da Ursula  Von der Leyen. La decisione finale è stata rimessa sostanzialmente nelle mani dei Capi di Stato e di Governo: in quel consesso i sovranisti e i populisti dei Paesi che sono stati definiti “frugali” hanno cercato in tutti i modi di far saltare  l’accordo innovativo. Purtroppo si è gestita l’ultima parte dell'intesa sul Recovery Fund con gli strumenti tipici del Potere Confederale, che produce inevitabilmente divisioni radicali e conflitti devastanti.

Non ci si rende conto probabilmente che si è corso il rischio gravissimo di compromettere  addirittura la stessa Unità Europea. Dobbiamo capire in sostanza che, se non si compirà un passo in avanti verso il modello Federale, difficilmente l’Europa sarà all’altezza del confronto a livello mondiale, sia sul piano interno che esterno, per vincere le tremende sfide che sono già sul tappeto, sotto il profilo sociale e ambientale.

Esultiamo ma riflettiamo allora anche   per aprire i cuori e le menti all’ Europa  che i giovani già vivono e desiderano: quella dei sempre più indispensabili Stati Uniti d’Europa!

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