Clima, la migliore risposta a Trump sono gli Stati Uniti d’Europa riflessione di Giuseppe Lumia

Trump ha scelto: l’accordo di Parigi sul clima viene messo radicalmente in discussione. Una scelta non da poco! In sostanza, il cambiamento climatico che sta danneggiando irreparabilmente l’ecosistema del nostro Pianeta-Terra e che rischia di compromettere il futuro delle nostre stesse generazioni non è più una priorità per la più importante potenza mondiale del mondo, come lo era faticosamente diventato con la presidenza Obama. Trump spinge per riprendere il sostegno alla vecchia industria e frena sull’oramai vasto e ricco comparto produttivo e occupazionale dell’energia rinnovabile. Hanno fatto bene Gentiloni e gli altri leader europei a rispondere picche a Trump e a confermare gli impegni presi nella capitale francese. D’altra parte era prevedibile che Trump, dopo aver investito da subito sull’industria delle armi, desse ora una mano all’altra industria, quella più tradizionale del carbone, scesa anch’essa a suo sostegno per le elezioni presidenziali di pochi mesi fa. Ma diciamoci la verità: grazie anche a Trump, paradossalmente per l’Europa, si apre una chance senza precedenti per rilanciarsi e mettersi alla testa di una nuova fase da aprire nell’economia mondiale. Un’economia che la smetta di investire sulla guerra e contro l’ambiente e punti decisamente sulla giustizia, sulla pace e sulla salvaguardia del creato. Questo può avvenire se si ha una visione all’altezza della sfida dei nostri tempi e una progettualità altrettanto dinamica, appassionante e qualificata. Cosa dovrebbe fare l’Europa? Semplice, deve investire tutta se stessa, dalla sua classe dirigente ai suoi popoli, dalla società civile agli operatori economici, dagli intellettuali e scienziati ai rappresentanti del mondo della cultura, al ricco contesto sociale di cui il Vecchio continente si compone … su un obiettivo più che mai alla nostra attuale portata: gli Stati Uniti d’Europa. A Trump e al cambiamento climatico si risponde così! Alle sfide del terrorismo si risponde così! Stesso ragionamento per le altre sfide più interne: dalla disoccupazione alla lotta alla povertà, dalla sicurezza ai nuovi percorsi di uguaglianza sui diritti civili e sociali. Il sano sovranismo, cioè la voglia di valorizzare i territori e le culture locali, l’interesse nazionale e la voglia di bloccare la globalizzazione ingiusta e disumana, non va ricercato nel vecchio sovranismo degli Stati-Nazione. In sostanza, dalla drammatica crisi che stiamo vivendo si esce facendo un passo in avanti, non cento passi indietro, perché proprio noi europei abbiamo già conosciuto cosa può comportare il ritorno al tradizionale nazionalismo. Il Novecento, con due guerre mondiali, docet. Il sovranismo moderno e democratico va coltivato nel contesto degli Stati Uniti d’Europa. E’ l’unica soluzione in grado di spostare in avanti la crisi in cui versa da tempo l’Europa stessa ed è l’unica via capace di riaccendere nell’umanità una speranza di cambiamento, che abbia lo stesso valore che ebbero le ideologie dell”800 e del ‘900, senza i drammatici e negativi risvolti che spesso li accompagnarono. L’ideale degli Stati Uniti d’Europa, che può suscitare in tutti noi e soprattutto nelle nuove generazioni una spinta ricca di motivazione, si sposa bene tra l’altro con la necessità di avere risposte concrete alle tante problematiche che angustiano la vita di ogni giorno di tutte le città e le comunità d’Europa. A partire dagli ultimi, da chi sta male, da chi soffre e vive nel disagio a causa di politiche economiche e sociali disastrose e prive di valori e progettualità. Riflettiamo insieme sui rivolti positivi a cui andremmo incontro grazie agli Stati Uniti d’Europa. Alla sfida del cambiamento climatico l’Europa potrebbe rispondere con il rilancio del trattato di Parigi, con una convinta e precisa strategia che miri alla decarbonizzazione delle nostre industrie. Altri esempi: mangiare sano con un’agricoltura biologica che fa della dieta mediterranea un’economia produttiva che contribuisce a combattere il flagello delle malattie tumorali e far vivere meglio tutti ed essere più longevi. Stesso ragionamento vale per le industrie delle automobili che potrebbero finalmente puntare sulla produzione di motori ibridi e puliti, visto che ormai queste tecnologie hanno via via costi alla portata di tutti e una resa in termini di prestazioni addirittura pari o migliore a quella che si ottiene con la produzione di automobili che utilizzano la tradizionale energia delle benzine derivate dal petrolio. E ancora, basti pensare a quello che potremmo ottenere dalla riconversione delle illuminazione elettriche pubbliche e private, con sistemi che potrebbero abbattere di molto i costi e il ricorso all’utilizzo di vecchie centrali elettriche. Gli esempi potrebbero continuare se dovessimo parlare di altre produzioni rinnovabili: dalle ristrutturazioni delle case ai nuovi tessuti per gli abbigliamenti, dal rilancio del commercio eco-solidale al turismo sostenibile … . La conclusione è semplice, il percorso è complesso ma affascinante: approfittiamo di Trump per chiedere, a 60 anni della sottoscrizione dei Trattati di Roma, che si riconvochino sempre nella nostra capitale i 27 Paesi per avviare il processo che porta all’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’Europa, con un Governo e un vero Parlamento europeo solidi e lungimiranti, come questo travagliato momento storico merita.

Commenti