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IL REGNO UNITO LASCIA L’UNIONE EUROPEA. ADESSO IN CAMMINO PER GLI STATI UNITI D’EUROPA di Giuseppe Lumia



L’ultimo atto si è consumato. Il Regno Unito lascia l’Unione Europea. Senz’altro un giorno storico. Ma non bello. Per niente. Anzi, rischioso. Un grande Paese, una grande storia sceglie la linea peggiore: la linea di chiusura di Johnson  e Farage. Il ritorno indietro al modello dello Stato Nazione rischia solo di fare danni, danni agli Inglesi, danni a noi Europei.

Adesso, l’Europa ha di fronte a se due strade: quella regressiva e quella progressiva.

Quella regressiva è chiudersi a riccio nell’Unione Europea. Un altro errore da non consumare. La UE ha fatto il suo tempo. Ha avuto degli innegabili meriti nel percorso unitario. Oggi, prevalgono i demeriti: burocrazia eccessiva, incapacità di promuovere sviluppo, soprattutto sostenibile, di guidare l’Europa nelle sfide alle vecchie e nuove disuguaglianze, ai temi ambientali e del cambiamento climatico, di accompagnare i percorsi delle innovazioni tecnologiche e delle intelligenze artificiali, di superare le crisi di sicurezza nella lotta alle mafie e ai terrorismi, della gestione dei flussi emigratori, del governo dei  conflitti drammatici nel contesto del Mediterraneo.

Dobbiamo chiederci i perché di tali limiti e provare a comprendere i motivi di fondo della difficoltà in cui versa l’Unione Europea.

Spesso sottovalutiamo il motivo strutturale: il suo assetto Confederale che esalta l’unità dei Governi e trascura l’unità dei Cittadini, dei Popoli e dei Territori. Il risultato è oramai chiaro: niente capacità decisionale e niente vera partecipazione e integrazione.

Adesso dopo la Brexit rimanere fermi e chiusi ci si espone ad altre possibili Brexit, innanzitutto in Francia ma anche in Italia...

Quella progressiva è invece aprirsi, riprogettare  e rimettersi in cammino. Verso dove? Verso una meta chiara, forte e condivisa soprattutto nelle nuove generazioni: gli Stati Uniti d’Europa. Un assetto Federale che ci consente di fare un poderoso passo in avanti all’altezza delle sfide poste dalla Globalizzazione senza regole e così carica di ingiustizie e di minacce alla pace e all’ambiente e all’altezza delle stesse sfide interne poste dalla crisi profonda dei ceti medio-bassi e della necessità di innovare e dinamizzare la società e le istituzioni europee.

Basti pensare ad un Parlamento  Europeo da dotare di veri poteri legislativi. Un Governo Europeo eletto direttamente dai cittadini. Una Sicurezza Europea Antimafia e Antiterrorismo comune. Mettere su un solo esercito per avere anche  risparmi da capogiro da potere investire nel rilancio innovativo del Welfare. Una sola politica di bilancio per risolvere finalmente i debiti pubblici dei vari Paesi in chiave di crescita e di rilancio del lavoro e delle imprese. Una sola politica estera per affrontare in modo autorevole ed incisivo i vari conflitti senza più nessuna subalternità a Trump e a Putin.... Altri esempi potremmo fare sul fisco e sui redditi per stabilire dei range omogenei e in grado di rilanciare l’economia europea, sostenibile socialmente e ambientalmente.

Con l’avvio della Fase Costituente degli Stati Uniti d’Europa possiamo rispondere con lungimiranza e positivamente alla nefasta scelta inglese di separarsi aprendo una speranza forte  sul futuro dell’Europa, una speranza che nella società inglese è ancora esistente, che esiste in Scozia e nelle due Irlande. Che esiste in ogni Paese Europeo che non vuole soccombere ai nazionalisti. Che esiste tra i giovani moderni e pronti a sfidare il cambiamento con determinazione, idee e fiducia...

Oggi, non è solo pertanto un tempo triste. È anche un tempo di impegno, di passione  e di responsabilità, un tempo fecondo per aprire nuovi orizzonti intorno agli Stati Uniti d’Europa.

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