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ECONOMIA. È SCATTATA LA GUERRA DEI DATI MA NON SI AFFRONTANO I NODI STRUTTURALI DELLA CRISI DEL CETO MEDIO PRODUTTIVO, DEL SUD E DELLA STESSA EUROPA di Giuseppe Lumia



I dati sull’andamento dell’economia hanno scatenato la solita guerra delle cifre. Zero crescita del PIL, migliora l’occupazione, il Sud arretra ancor di più... Ci si divide ancora una volta tra chi sostiene, soprattutto nell’area di governo, che seppur lentamente le cose migliorano, e al contrario chi ritiene che si stia andando indietro! Ancora  una volta si scade in  un conflitto sterile, più tecnicamente “conflitto a somma zero”, dove il Paese ancora una volta ne paga le conseguenze. 

In realtà, dobbiamo comprendere che l’essenza di questi dati apparentemente contraddittori ci porta comunque verso una necessità: abbiamo bisogno come il pane di un’economia che faccia un notevole balzo in avanti  fino ad andare oltre il 3 per cento del PIL. 

Solo così potremo rilanciare  il Paese sugli investimenti e l’innovazione, toccare tetti dignitosi ed europei sulle retribuzioni e sull’occupazione, a partire da quella giovanile e femminile, riprendere per vincere la sfida del Sud, abbattere sostanzialmente la montagna del Debito Pubblico, dare risposte alla sfide della lotta alle povertà e dei cambiamenti climatici...

In sostanza ci vogliono ritmi di crescita da boom economico e rifare alla radice  l’Italia dentro la cornice di un’altra Europa. 

Attenzione, il Paese  va già bene nell’export, con capacità competitiva da alti livelli europei e mondiali. Andiamo malissimo nei consumi interni. È come se l’economia italiana venisse spinta da un solo motore, quando il ciclo mondiale rallenta dovrebbe tirare di più l’altro motore dei consumi interni ma questo non succede da anni e anni. 

Da dove ripartire? Come riattivare i consumi interni? Dove investire risorse per ripensare il modello di sviluppo sostenibile del Paese? 

Naturalmente non bastano poche soluzioni. Ve ne sono  tante e tutte da integrare con ingegno e armonia.

Comunque tre sono indispensabili per aprire una Stagione di “Progettualità Radicale”.

Alcuni cenni che aiutano in tal senso:

1) Bisogna affrontare la crisi strutturale del ceto medio produttivo e del lavoro.... Problema gravissimo, presente un po’ in tutto l’Occidente, diffuso anche in Europa e che in Paesi come il nostro sta già producendo dei disastri sociali, economici e politico-elettorali. Quando il ceto medio nelle sue varie articolazioni è in crisi e non sta bene  trascina con sé due pilastri: l’espansione del PIL,  soprattutto deprimendo la domanda interna,  e l’attacco alla Democrazia della Rappresentanza spostando sempre più a destra l’asse politico man mano che la crisi permane e si radicalizza... 
Cosi non  si sono colti il diffondersi di diseguaglianze e il moltiplicarsi delle nuove povertà che hanno minato alla radice la funzione economica, sociale e politica del ceto medio nelle sue varie articolazioni... Prendiamo l’esempio della Scuola... Tenere stipendi così bassi ha reso questo mondo privo di rappresentanza e di prospettiva ed è stato un errore imperdonabile non riuscire ad avanzare proposte all’altezza della insostituibile funzione educativa che svolge  nella società. Come non capire che il ceto medio intellettuale così ricco di “opinion  leaders”, così vitale nella vita di ogni giorno  e nel rapporto con il fluire delle generazioni, non può essere lasciato “marcire” nella misera quotidianeità. Era del tutto prevedibile che ciò avrebbe prodotto dei veri e propri sconquassi sociali anche nell’orientamento politico ed elettorale... Non basta adesso lanciare un “generico” richiamo al ruolo importante della Scuola... Vanno prese sul serio proposte di radicale portata strutturale: ad esempio, nessuno deve percepire, tra gli operatori della Scuola,  meno di duemila euro di retribuzione mensile, la Scuola Italiana va organizzata a “Tempo Pieno” in tutto il territorio a partire dal Sud, le Scuole devono essere da subito belle, accoglienti, innovative e sicure... Il precariato va realmente superato e la governance interna va resa partecipata e condivisa. Stesso ragionamento vale sull’Università. Basta già andare al prossimo Settembre alla Fiera di Roma, uno dei più diffusi luoghi dove si svolgeranno i test di ingresso dei giovani italiani in Medicina,  per capire la crisi e le tensioni micidiali che il Ceto Medio italiano ha ormai da tempo accumulato... Abolire i test e passare alla libera iscrizione per selezionare con il vero merito al primo anno o biennio può iniziare a dare respiro al ceto medio... Gradualmente questo ragionamento va sviluppato nel comparto della Sicurezza, verso il mondo del lavoro e della produzione attraverso un drastico abbattimento del cuneo fiscale e attraverso sostanziali politiche di redistribuzione reddituale e fiscale... Quando il Ceto Medio vive nel benessere può crescere  il PIL oltre la soglia del 3 per cento, senza il quale nessuna politica finanziaria può abbattere tra l’altro e realmente il Debito Pubblico Italiano... Quando il Ceto Medio vive nel benessere la cultura dei diritti si diffonde, soprattutto sul versante dei diritti sociali e civili e le stesse culture politiche progressiste acquistano energia e nuove opportunità di consenso maggioritario che nessuna altra alchimia elettorale o di alleanze può offrire...

2) Il Mezzogiorno deve diventare la leva per far crescere il Paese tutto. Il Nord è per di più saturo, già maturo e ricco sul piano occupazionale e innovativo. Anche il Nord per mantenere o avanzare ulteriormente ha bisogno di un Sud dinamico e in pieno boom economico. Il  Cancelliere e leader politico tedesco, Helmut  Kohl, alla fine  degli anni novanta, di fronte alla necessità di rimotivare l’itinerario di riunificazione della Germania e di fronte alla crisi giudiziaria della sua Forza Politica seppe trasformare la crisi in un percorso di rilancio, a “progettualità radicale”. Spiegò  ai tedeschi ricchi e opulenti dell’Ovest che il futuro della Germania stava nel loro Sud, cioè nella Germania dell’Est e, per evitare che in questa parte della Germania potessero sentirsi colonizzati, che  bisognasse  affidare loro  la stessa leadership del Paese  lanciando la proposta di mettere alla guida una Donna, così  nacque e successivamente si affermò Angela Merkel... Al nostro Paese nel suo complesso va proposto un cammino simile con un Sud reso protagonista e risorsa strategica per l’uscita reale dalla  crisi italiana. Bisogna stabilire alcuni indici inderogabili di investimento: infrastrutture, scuola, sanità, sport oltre che dotare con poteri sostitutivi le Regioni e gli Enti Locali delle risorse finanziarie per accompagnare il salto di qualità... Le forze politiche tutte devono contemporaneamente selezionare al suo interno quella classe dirigente che eviti gli “scogli”, sia del populismo inconcludente,  sia il consociativismo compromissorio e spesso collusivo... 

3) Avviare la Fase Costituente degli Stati Uniti d’Europa. Proprio dall’Italia deve essere avanzata  una critica costruttiva, intelligente e progressiva sui limiti strutturali della stessa Unione Europea e sul suo superato carattere “Confederale”... Solo un nuovo assetto “Federale” tipico del  modello di Stati Uniti d’Europa può ridare slancio vitale alla società, all’economia e alla politica Europea nel governare le sfide globali del cambiamento climatico, delle domande di lotta alle povertà e a quelle di più uguaglianza e più sicurezza a partire dalle lotte alle mafie, al terrorismo e alla tratta degli esseri umani... Un Parlamento Europeo con veri poteri legislativi. Un Presidente eletto direttamente dal Popolo, con alcune materie federali  quali il fisco, le retribuzioni, la sicurezza, l’esercito, la politica estera e la gestione dei Debiti Sovrani, della moneta e delle Banche può garantire un futuro moderno e adeguato all’Europa e rimettere al centro la funzione economica culturale e sociale del ceto medio produttivo...

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